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Pensieri di un bambino in un probabile futuro non molto lontano

Pensieri di un bambino in un probabile futuro non molto lontano

Ah, che bel calduccio sotto le coperte.
Sento le scale scricchiolare.
La porta si apre.
Entrano i primi raggi di sole.
“Buongiorno dormiglione, è ora di svegliarsi”
Che bello il suono della voce della mamma appena svegli.
Mi stiracchio le gambe e mi metto seduto.
Fuori c’è il sole, sarà una giornata avventurosa.

“Chi mi porta a scuola oggi?”
“Io ho una riunione via Zoom alle 9 quindi ti accompagnerà il papà, i vestiti sono nel letto, vado a prepararti la colazione”.
Se oggi mi accompagna a scuola il papà significa che ascolterò la musica rock in macchina, fico.

“Vieni qui che ti aiuto con i lacci delle scarpe e poi partiamo”
Sputo nel lavandino gli ultimi residui di dentifricio e corro da papà.
“Uffi voglio mettere le scarpe rosse papà, dove sono?”
“Le scarpe rosse sono a lavare perché ci hai rovesciato il succo di mirtillo sopra ieri a merenda”
Uffa. Però è stato divertente ieri vedere tutto il succo rovesciarsi dentro le scarpe.

“Eccoci arrivati, buona giornata tesoro, ci vediamo dopo pranzo”
All’entrata della scuola la bidella ha una stoffa in faccia ed i guanti.  A cosa le serviranno i guanti?
Entro in classe, ma dove sono i miei compagni? Perché ci sono tutti i giochi dentro a degli scatoloni di plastica con i nomi dei bambini sopra?
Ho appena imparato a riconoscere alcune lettere, se mi impegno dovrei riuscire a leggere i nomi sulle etichette.
L U C A – M A T T I A – G I O I A – E L I S A – D A V I D E.
Dove sono i nomi di tutti gli altri miei compagni? Comincio ad innervosirmi e la maestra non si è ancora girata per salutarmi.
“Maestra Anna, quando arrivano i miei compagni?”
La maestra si gira, anche lei con guanti e mascherina. Non riesco a vedere la sua faccia. Sarà felice? Triste? Arrabbiata? E chi lo sà.
“Ciao Luca, per quest’anno in questa classe sarete solo in 5 bambini, ed io sarò la vostra unica maestra”
“Ma Tommaso, Giacomo, Alice e gli altri dove sono?
La maestra Anna mi stava rispondendo ma guardandomi attorno mi sono accorto di un altra cosa.
“Maestra Anna, perché ci sono dei quadrati disegnati per terra?”
“Luca, come stavo cercando di spiegarti, quest’anno ognuno di voi avrà una scatola di giochi ed un luogo dove poter giocare all’interno della classe”
Pensandoci bene la mamma mi aveva raccontato ieri sera, prima della storia della buonanotte, che a scuola sarebbe stato tutto diverso, ma così non è giusto.
Come faccio a giocare con i miei amici? Come faccio a parlare con la maestra se non riesco mai a vederla in faccia?
E se mi viene un attacco di tristezza in classe la maestra può prendermi in braccio se ho bisogno di essere consolato?
Cosa significa che ho il mio spazio ed i miei giochi? Non posso fare le costruzioni assieme a Mattia?
Oppure una gara di macchinine assieme a Davide? O una torta di fango assieme a Gioia?
E poi voglio poter vedere anche Tommaso con cui giocavo a ciapa ciapa, e tutti gli altri per poter costruire delle tane e giocare a un due tre stella.
Mi è venuto il mal di testa.

Driiiin
“Bambini ora vi accompagno dai vostri genitori”
Oh finalmente si può tornare a casa.

“Com’è andata il primo giorno di scuola?”
Gli dico la verità o sto zitto? Mah, proviamo con la verità e vediamo che succede.
“Papà, è stato brutto. Ho dovuto giocare per tutto il tempo dentro un quadrato disegnato di giallo. Ho cercato di giocare a macchinette con Davide ma la maestra Anna mi ha sgridato perchè sono uscito dalla linea gialla. Così sono stato tutto il tempo a far andare una macchina addosso ad un dinosauro.
Avanti e indietro.
Avanti e indietro.
Ad un certo punto ero talmente triste che ho cominciato a piangere e la maestra mi ha passato un fazzoletto ed è stata a guardami. Io volevo un abbraccio papà.
Volevo andare fuori a giocare a nascondino. Volevo costruire una torre.
Volevo giocare, con i miei amici.
Mi sono sentito solo, e triste.”

“Buonanotte amore, vedrai che domani andrà meglio”
“Notte mamma”
Se tengo le dita incrociate per tutta la notte magari domani mi sveglio e potrò giocare assieme ai miei amici.
Proviamo.

 

Articolo di Eleonora Dalla Fina

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